Luce e Benessere

Non tutti sanno cosa siano i ritmi circadiani e il ruolo fondamentale della luce nell’influenzarli.

L’essere umano, come tutti gli esseri viventi, ha sviluppato dei meccanismi spontanei con cui sincronizza il proprio comportamento e le proprie funzioni fisiologiche al ciclo quotidiano di luminosità e oscurità causato dalla rotazione della terra.

La quantità di luce influisce sul sonno e la veglia, pertanto immaginiamoci come la grande quantità di luce (o la sua mancanza) a cui oggi siamo sottoposti influisca su di noi, a partire da quella dei dispositivi elettronici, a quella artificiale dei nostri uffici e delle nostre case.

Studi statunitensi stanno dimostrando come i soggetti che abbiano problemi con la regolazione dei ritmi circadiani, abbiano anche maggiori probabilità di sviluppare malattie.

Luce e benessere non possono prescindere l’una dall’altra.

Una luce artificiale in casa e negli ambienti in cui trascorriamo le nostre giornate, che si accompagni nei limiti del possibile a quella naturale, oggi sarebbe possibile e preferibile sostenuta da tecnologia LED e da domotica.

Negli ambienti chiusi, la luce naturale deve poter essere integrata con quella artificiale e laddove completamente assente, sostituita, per garantire il benessere psicofisico di chi vi abita.

La tecnologia LED consente oggi di attuare veramente una human centric lighting rapportata all’individuo con attenzione all’efficienza energetica.

Questo tipo di illuminazione, chiaramente ha costi maggiori e al momento è realizzabile per grandi progetti, anche perché coinvolge una serie di tecnologi: dai sensori, ai sistemi di controllo e alla connettività.

Ciò che è importante, come afferma Maurizio Rossi, direttore del master in Lighting Design & LED Technology al Politecnico di Milano, è l’informazione:­­­

“quando i giornali scriveranno che in realtà non andava bene l’illuminazione artificiale utilizzata per più di un secolo nelle case e nei luoghi di lavoro, e che potrebbe aver favorito patologie come cefalee, emicranie, diabete, obesità, irritabilità e via dicendo, allora le persone inizieranno a preoccuparsene. Faccio un parallelo con il settore alimentare: negli anni Settanta, nessuno sapeva cosa fossero i prodotti biologici; non ci si poneva neppure il problema. Oggi c’è chi è disposto a spendere qualcosa in più per avere cibo con etichetta “bio”. È lo stesso discorso.

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